Il linguaggio dell'adolescenza
- bebbebm7
- 15 lug
- Tempo di lettura: 2 min
Sappiamo tutti che l'adolescenza è un periodo fatto di cambiamenti importanti, dove inizia la ricerca del nostro posto nel mondo. Si dice che ci siano passati tutti, ma allora perchè la comunicazione tra l'adulto e l'adolescente di oggi si è interrotta?
La risposta è un insieme di fattori, tra cui la società odierna che si mischia all'ambiente familiare in cui l'adolescente è cresciuto.
Nell'adolescenza escono fuori i traumi che nell'infanzia non sono stati superati, che è normale che escano proprio perchè nessuno ci insegna ad essere genitori, ma la differenza sta nel saper riconoscere il disagio dei propri figli e aiutarli a veicolare questo disagio trasformandolo nel loro potenziale. Non è semplice e soprattutto, molto spesso, il senso di vuoto che si crea nei giovani è dovuto a delle carenze affettive da parte dei genitori.
Ebbene si, non basta mandare i propri figli dallo psicologo, perchè il problema parte da noi genitori. Ripeto, nessuno è perfetto e superare i traumi ci aiuta anche a crescere, ma bisogna avere il coraggio di guardarsi dentro e affrontare le nostre paure.
Un ragazzo o una ragazza che ha avuto genitori assenti o incapaci di esprimere affetto, avrà dentro un vuoto affettivo che, accentuato dai cambiamenti ormonali e da questa società che non ha valori, li porterà a cercare di colmare questo vuoto con la violenza, la droga, la ricerca di emozioni più forti del dolore che hanno dentro.
O ancora, un ragazzo o una ragazza che ha avuto genitori troppo protettivi che non hanno lasciato loro la possibilità di esprimersi, avranno dentro di loro rabbia o molte ansie che usciranno fuori in adolescenza. Ma come faccio a capire cosa prova mio figlio se non parla?

L'ultima cosa che farà un adolescente sarà tirare fuori le sue emozioni di fronte ai genitori. La comunicazione non verbale viene in nostro aiuto. Ci sono gesti che comunicano più delle parole. Impariamo ad osservare i nostri figli e rendiamoci disponibili al confronto. I figli lo sentono se un genitore non è disponibile a mettersi in gioco. Cosa significa mettersi in gioco?
Significa accettare di non essere perfetti e cercare di capire dove si è incrinato il rapporto con i figli, di accettare che il dolore che provano è stato causato da qualcosa che posso aver detto (o non aver detto) o da qualcosa che ho fatto (o che non ho fatto).
Attenzione! Se diciamo di no a qualcosa (come far andare da soli in giro in città ragazzini di 12/13 anni) e l'adolescente ci mette il muso o si arrabbia, lì non si parla di disagio giovanile, ma di una normale reazione adolescenziale al rifiuto che non genera traumi.
Poi ogni caso va sempre analizzato proprio perchè ognuno di noi è differente!
Se hai dubbi o domande non esitare a contattarmi, sarò ben felice di poterti aiutare!
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